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Edith Piaf


Avevo solo 47 anni quando Edith Piaf morì. La notizia fu comunicata su tutti i giornali, alla radio e alla televisione. Per un certo lasso di tempo le sue canzoni inondarono le trasmissioni radiofoniche che trasmettevano musica. A me è rimasta impressa nella memoria la sua voce acuta e potente. Da dove venisse fuori un tale prodigio, che ti inondava come un’onda scatenata da uno Tsunami è un mistero, alla luce di un fisico minuto ed esile. Ho in mente particolarmente due canzoni che mi sono rimaste nel cuore in modo indelebile, e sono anche quelle che maggiormente la identificano e la rappresentano in Francia e in tutto il mondo: 1) “La Vie en rose”; 2) “Non, je ne regrette rien.” Edith Piaf nacque a Parigi da un funambolo di strada e la sua compagna. La madre abbandonò molto presto sia il padre che la piccola Edith, questo abbandono la segnerà per tutta la vita. Fu allevata dalla nonna paterna e quando il padre si rese conto che la bambina soffriva la fame e la solitudine, la riprese con sé facendogli condividere la vita di artista di strada quale lui era. Iniziò così molto presto la sua attività di cantante che intratteneva i passanti mentre il padre si esibiva facendo equilibrismi con la testa in giù. Lei dopo l’esibizione del padre e le sue canzoni passava con il piattino per raccogliere le offerte. Tutti rimanevano sbalorditi ed estasiati nell’ascoltare quella voce così potente che proveniva da uno scricciolo come lei, tanto somigliante al canto meraviglioso di un usignolo. Un giorno fu notata da un impresario teatrale e da lì spiccò il volo la più grande cantante realista della canzone francese. Divenne famosa e osannata in tutti i maggiori teatri e sala da concerto del mondo. Il suo regno incontrastato fu il teatro dell’Olympia di Parigi. Mentre la sua vita artistica ebbe un successo sfolgorante, la sua vita sentimentale fu sempre molto travagliata e burrascosa. Sembrava non riuscire mai a trattenere a sé l’uomo di cui su era innamorata, come fosse attraversata da un demone ingannatore. Tutti i suoi amori erano uomini di bell’aspetto e di statura molto alta, un vero contrasto rispetto alla sua bassa statura. Nutriva un’attrazione viscerale per gli uomini alti, non solo, ma quasi sempre erano anche o sposati oppure impegnati. L’incontro che maggiormente segnò la sua vita sentimentale fu quello con il pugile Marcel Cerdan, di origine algerina, che divenne anche campione del mondo dei pesi medi. Anche Cerdan aveva già una moglie e due figli in Marocco. La tragedia che colpì Edith nel bel mezzo del suo idillio con il bel pugile, fu un colpo tremendo per lei, dal quale si può dire che non si riprese del tutto per la restante parte della sua vita. Cerdan morì in un incidente aereo mentre sorvolava l’oceano Atlantico di ritorno da New York proprio mentre si recava a Parigi per incontrare Edith che lo desiderava vicino a sé. Ebbe tanti altri amori, ma sempre la sua mente e il suo cuore erano rivolti all’immagine del pugile buono, dai modi gentili e dalle mani stranamente delicate. La sua vita si è sempre svolta tra alti e bassi, come su un ottovolante, quando cantava e riceveva l’applauso del pubblico era all’apice della felicità, ma appena si chiudeva il sipario, la tristezza e la disperazione si impadronivano del suo essere minuto. Cantava con il cuore solo le canzoni che secondo lei rispecchiavano la sua intima realtà e la dura esperienza della gente come lei. Al culmine della sua fama e del successo non si dimenticò mai da dove proveniva, cioè, dai bassifondi di Parigi. La sua vita ha attraversato oltre la metà del ventesimo secolo, sperimentando l’orrore e le atrocità della seconda guerra mondiale, con la sconfitta della Francia e la successiva occupazione nazista di Parigi. Non si compromise con gli invasori, ma neanche si oppose in modo palese, doveva sopravvivere e guadagnare con la sua arte, solo così avrebbe potuto aiutare quelli che soffrivano. Lo fece senza risparmiare né fatiche né denaro. Guadagnò molto, ma elargì a piene mani somme ingenti sia ai suoi tanti amanti che al codazzo di amici che vivevano alle sue spalle nell’immenso appartamento di Boulevard Lannes, sia delle tante persone bisognose che lei aiutava senza che nessuno lo sapesse. Devo ringraziare un’amica che mi ha consigliato di approfondire la conoscenza della figura carismatica di Edith Piaf. Ho riscoperto una grandissima cantante, ma anche una grandissima donna a tutto tondo, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Ha vissuto la vita che ha voluto vivere senza negarsi nulla. Quello che l’ha contraddistinta, a mio parere, è stato il suo vivere sempre in un equilibrio psicologico precario, proprio come l’equilibrio apparentemente precario su cui giostrava il padre durante le sue esibizioni nelle strade di Parigi e delle contrade francesi da lui attraversate. Da dove proveniva quel suo vivere in equilibrio precario? È presto detto, Edith non superò mai lo shock dell’abbandono della mamma. Edith sembrava vivere giocando tra la realtà e il sogno, così come il gatto gioca con il topo. In definitiva era un gioco che mimava quello della morte sempre incombente su di lei, come su ognuno di noi e dei suoi ammiratori. Secondo il suo modo di pensare, bisognava rischiare di essere felici, ricordandosi, anche solo a tratti e in controcanto, che l’infelicità può spuntare da un momento all’altro, senza nemmeno che vi siamo preparati. Non mi rimane da dire che ho volutamente omesso notizie biografiche più precise sia sulla vita personale che artistica di Edith, questo per una ragione molto semplice: vorrei che questo mio breve scritto servisse, a chi lo legge, per instillare una goccia di curiosità per andare a informarsi sulla figura e la vicenda della più grande cantante francese del 20° secolo e non solo. Io posso dire, per parte mia, che riconoscerei la voce di Edith tra mille voci di cantanti famose o sconosciute. Ascoltare la sue canzoni è un’esperienza unica, certo, avrei preferito avere avuto la possibilità di farlo dal vivo, ma ero troppo piccolo e distante dal suo mondo. Per tutti quelli che hanno avuto tale fortuna, tutti hanno ammesso che era un’esperienza indimenticabile. Ancora oggi la sua tomba a Parigi, presso il cimitero Pére-Lachaise, è meta di pellegrinaggio continuo dai suoi ammiratori, tra i quali perfino tanti giovanissimi che non hanno vissuto la sua epoca. Se mai ritornerò a Parigi, dove sono stato una sola volta, e proprio nel quartiere di Pigalle, quello degli artisti, vorrei deporre una rosa rossa sulla sua tomba.
Antonio De Cristofaro

Donne Nell’arte

Sante e regine ma anche artiste ,le donne nella storia.
Ma , mentre le prime hanno raggiunto la fama per motivi legati per lo più alla storia ,per le artiste il percorso per la notorietà è stato molto più complesso .
In un mondo prettamente maschilista ,almeno nel passato, la donna ha dovuto combattere la disparità e la differenza di genere ed abbattere i tanti pregiudizi che vedevano la donna sottomessa 
Dobbiamo molto alle grandi del passato che hanno saputo affermare il loro talento con fatica e spesso col sacrificio personale.
Donne coma Artemisia Gentileschi e Frida Kalo hanno dimostrato che la donna  può non essere solo modella o musa ma può anche essere artista  , apprezzata e non solo nel mondo dell’arte.
Vorrei ricordare, molto più in là nel tempo, la grande Ipazia che nella Grecia antica ha affrontato un mondo in cui la donna non aveva neanche il diritto di esprimersi apertamente.
Matematica ed astronoma ma, soprattutto  prima donna filosofa che la storia ricordi, finirà la sua vita uccisa brutalmente per strada.
Oggi a distanza di secoli la ricordiamo come un simbolo per tutte le donne che per l ‘ arte  e la  libertà  hanno combattuto ed ancora combattono soprattutto in alcuni paesi.
Nel nostro tempo possiamo annoverare tante artiste come : Dacia Maraini, Sibilla Aleramo Alda Merini , Maria Luisa Spaziani ,per fare  alcuni nomi.
Ognuna di loro ci ha insegnato che la donna nell’arte ha saputo conquistare con fatica un suo spazio ed è, grazie a loro che noi oggi possiamo esprimerci e soprattutto dimostrare che il più delle volte la sensibilità, l’altruismo , l’ amore e l ‘ intelligenza che le donne mettono in tutto ciò che fanno è vincente nel mondo dell’arte anche più del perfezionismo maschile. Amalia Viti

Recensione del libro:”Au bal de la chance. La mia vita.”

Recensione del libro:”Au bal de la chance. La mia vita.”
L’ultimo libro che ho letto e di cui mi onoro di scriverne una breve recensione si intitola:”Au bal de la chance. La mia vita”, scritto dal giornalista francese Louis-René Dauven sotto forma di intervista biografica sulla vita della cantante francese Έdith Giovanna Gassion, universalmente conosciuta come Έdith Piaf, edito dalla casa editrice Castelvecchi.
Già nel titolo è riassunta una grande parte della vita e dell’esistenza della donna e chanteuse Έdith Piaf, non solo nel titolo che in italiano letterale significa:” al ballo della fortuna”, ma anche nel nome d’arte scelto, poiché “Piaf” vuol dire “passerotto”. E lei era sì un passerotto minuto e apparentemente indifeso, però, aveva una voce da usignolo che incantava le platee e il pubblico che ebbero la fortuna di ascoltarla dal vivo.
La fortuna giocò un grande ruolo nella vita di Έdith, del resto, a mio parere, gioca un ruolo fondamentale nella vita di tutti. In questa intervista relativa alla sua biografia, la grande artista si confessa a cuore aperto senza nascondersi e ritrarsi davanti alle domande, a volte scomode e imbarazzanti, sul suo passato triste, burrascoso, segnato dalla fame e dalle disgrazie.
Έdith Piaf nasce come artista di strada, canta insieme al padre, un artista di strada anche lui, in verità un ex acrobata da circo, semplicemente per racimolare il poco necessario per sopravvivere in una Parigi dalla doppia faccia, opulenta, ricca e sfarzosa per i ricchi; degradata e ingrata per i poveri e bisognosi.
Che cosa salvò dalla fame e dalla miseria la grande Έdith Piaf? La sua inimitabile voce? Certamente, io credo però, una volta letto questo libro, ciò che più di tutto l’aiutò a tirarsi fuori da una vita degradante fu la sua grande determinazione, le sue qualità artistiche e la sua intelligenza.
La sua voce aveva la qualità di vibrare all’unisono con il suo intero essere, le vibrazioni che emanavano da quella piccola donna si trasferivano come per magia nei corpi e nell’anima di chi l’ascoltava. Lei cantava la vita reale, nella quale il suo pubblico si poteva facilmente riconoscere, infatti, lei stessa si autodefiniva una cantante “realista”, le canzoni che cantava esprimevano le varie esperienze da lei vissute in tutta la sua vita prima di arrivare alla notorietà.
Lei stessa affermò, più di una volta, che se non avesse cantato cose che sentiva come reali, come una seconda pelle che la ricopriva, non avrebbe suscitato le grandi passioni e l’immedesimazione che sapeva trasferire al suo pubblico. L’usignolo che era nascosto in quel passerotto quasi insignificante, davanti al pubblico innalzava un canto che estasiava le platee di tutto il mondo.
Che cosa faceva volare ad altezza quasi sovrumana quella voce era una sola cosa: l’amore!
Έdith Piaf ebbe una vita amorosa molto ingarbugliata e travagliata. Aveva un cuore grande portato all’amore e all’altruismo, arrivata al successo non dimenticò mai da quale ambiente proveniva. Aiutò, tutte le volte che le fu possibile, i giovani cantanti bisognosi solo di aiuto e di un incoraggiamento disinteressato per spiccare a loro volta il volo verso la notorietà e il successo.
Tre cose mi hanno colpito in modo particolare alla fine della lettura del libro: in primo luogo la grande determinazione dimostrata da Έdith; in seconda battuta il suo amore viscerale per la sua arte, il grande rispetto per il suo pubblico e il suo ruolo all’interno del filone dei cantanti realisti; in ultimo il suo amore per il prossimo. Nel libro sono raccontati diversi episodi che stanno a confermare ciò che io ne ho ricavato.
Edith Piaf è stata una grande donna, una cantante insuperabile, una inimitabile artista a tutto tondo!
“Al ballo della fortuna, la mia vita”, va assolutamente letto da chi vuole comprendere che cosa ha rappresentato e cosa è stato il fenomeno Piaf, non solo per la canzone francese, ma per quella mondiale.
Ascoltate le sue canzoni e capirete cosa vuol dire far vibrare all’unisono il proprio cuore seguendo le parole e le note delle canzoni scritte per lei e interpretate dalla più grande cantante realista che ha prodotto la Francia e Parigi!
Antonio De Cristofaro

Inganno D’autore

Alcuni libri hanno la capacità di portare i lettori in un mondo immaginario costruito ad arte. Le scene che lo scrittore adopera, costituiscono la base di un intreccio narrativo perfetto, degno dei migliori set cinematografici. L’opera letteraria ci porta a vivere in prima persona quello che accade ai personaggi usciti dalla penna di uno sconosciuto. Felice Delfino, attraverso la sua scrittura scorrevole, ci porta nei meandri di una storia ricca di suspense e colpi di scena. Il lettore non riesce a staccare gli occhi dal romanzo, grazie alla solida architettura letteraria che ne caratterizza luoghi e personaggi. Inganno D’autore è la storia di Simon, editore, che dopo aver perso la sua famiglia in un incidente stradale, cambierà totalmente la sua vita, diventando una vera e propria macchina da guerra.

Notizie sull’autore
Felice Francesco Delfino, nasce il 04 – 10 -:1979 ad Oppido Mamertina (Rc). Consegue nel 2009 il Magistero in Scienze Religiose, all’Istituto Superiore di Scienze Religiose Mons. Zoccali di Reggio Calabria. Ha insegnato religione. Esperto di cultura ebraica, ha pubblicato nel 2013 il libro “La presenza ebraica nella storia reggina”. Col presente testo, ha vinto pure nel 2017, il Primo Premio al Concorso storico – letterario Metauros di Gioia Tauro (Rc), sez. storia. Ha partecipato anche alla Giornata Europea della Cultura Ebraica in Calabria nel 2016. Collabora da anni, con alcuni giornali online e riviste cartacee regionali, con alcuni articoli culturali. “Inganno d’autore”, e’ il primo di una serie di romanzi a sfondo storico.

Resta in noi



Ci sorprende Stefania de Girolamo -che molto si è occupata di donne e violenza- con questo romanzo distopico dove i protagonisti questa volta sono per lo più uomini, pur non mancando di figure femminili di eccezionale spessore come Eleonora, che accentra in sé tutto il bene e l’amore che sembra andare perduto definitivamente. In particolare un anziano, Agostino, e un ragazzo, Gianluca, le cui vite, dopo un primo incontro nei pressi di una casa per anziani, resteranno legate anche oltre la morte.
Tutto ruota intorno al fascicolo della vendita di una villetta che passa di mano: molti si innamorano di quella casa che emana luce e amore, fanno di tutto per averla, ma alla fine rinunciano. Simbolo dell’occasione che viene data a ognuno più volte nella vita, quella di essere felici, di dare e ricevere amore o di fare la cosa giusta, la villetta non troverà un acquirente.
Sullo sfondo di una società alla deriva che arriva a sfiorare l’inferno con la schiavitù di uomini ormai soltanto “bipedi” incapaci di pensare, solo gli invisibili, emarginati e perseguitati, sembrano avere qualche possibilità di resistere al male.
Sono i giovani la principale preoccupazione delle caste di governanti, che si adoperano per una manipolazione estrema: molti ragazzi si rifugiano nello shifting -pericolosa pratica realmente in uso- per alienarsi da una realtà che non riescono ad accettare.
Pur se ad un certo punto non tutto sembra perduto – un bocciolo di rosa fiorirà nell’arido giardino della villetta, a dare un’ultima speranza alla comunità – il terribile finale non lascia spazio a false illusioni. Il messaggio positivo è da cogliere tutto nel titolo “Resta in noi”: restino quindi in noi l’amore per la verità, la giustizia, il desiderio di unione, la comunione di intenti.
Buona lettura!

L’angelo custode è dentro di te

Complimenti all’autrice per il nuovo prezioso volume “L’Angelo custode é dentro di te” che rappresenta un sequel e un prequel insieme de “L’isola di Somnium” il primo romanzo breve scritto da Mariateresa Rotola.
Il testo segue le vicende di una ragazza divenuta donna consapevole e desiderosa di non tradire mai la sua essenza: forte temperamento proprio come la scrittrice!
Il racconto permette di apprezzare la capacità comunicativa dell’autrice
e, tra l’altro, rappresenta un’importante testimonianza della connessione al corpo quale tempio dello spirito: corpo e cuore insieme alla mente convogliano nell’armoniosa trinità. Questa unione è necessaria per vivere la vita con gratitudine e pienezza! Invito alla lettura del libro per comprendere il percorso verso la luce, l’amore e il rispetto per se stessi!
C’è tanto di Mariateresa nelle vicende ma c’è anche molto di tutti noi.

I diritti delle donne in Italia:il tortuoso percorso delle donne verso la parità di genere.



La mentalità patriarcale ha relegato per secoli le donne nel ruolo di mogli e madri, senza che questo ruolo svolto in famiglia fosse considerato alla stregua di un lavoro.
Detta prospettiva, seppure del tutto anacronistica, ha ancora effetti sulle scelte di molte ragazze e lavoratrici che subiscono tali forme di ragionamento.
La parità di genere é – anche a causa di questi retaggi- ancora “work in progress” !
Di certo possiamo sostenere che sono stati compiuti grandi passi verso l’obiettivo, la parità di genere, appunto. La battaglia al femminile, per arrivare ai primi risultati, è stata lunga, difficile e piena di ingiustizie, ostacoli e sacrifici.
Soffermiamo l’attenzione su tre punti nevralgici in seno ai quali si sviluppano fortissime asimmetrie:
1. il contesto familiare,
2. quello lavorativo,
3. quello dei rapporti interpersonali uomo – donna che, ancora troppo spesso, sfociano in aggressioni fisiche.
1.
Al fine di scardinare definitivamente la mentalità patriarcale – come evidenziata in apertura – occorre agire almeno su due fondamentali fronti:
il primo è quello delle riforme strutturali (per vero, questo è necessario in tutti e tre i punti qui attenzionati, quali lavoro, famiglia e violenza di genere);
il secondo è la promozione di un cambio di mentalità: il concetto di parità va impartito nei luoghi dell’educazione, fin dalla prima infanzia, trasmettendo l’arricchimento che deriva dalle diversità di ognuno, da rispettare e valorizzare.
2.
Esistono leggi che prevedono la parità di trattamento tra uomini e donne, e leggi ad hoc come il divieto di licenziamento per le donne in stato di gravidanza ma, nonostante ciò, molte sono le lavoratrici costrette a scegliere tra professione e famiglia. Il divario tra la percentuale di occupazione maschile e femminile è ancora troppo grande. A quanto innanzi si aggiunga che, può apparire assurdo da dirsi nel 2022, le donne sono ancora vittime del gap salariale:
a parità di mansioni, guadagnano meno rispetto all’altro sesso. Inoltre l’accesso al mondo del lavoro per loro è prevalentemente orientato su posizioni meno prestigiose e retribuite.
In concreto, per consentire alle donne di sviluppare la propria carriera professionale in assoluta parità, servono maggiori servizi dedicati a bambini e famiglie – a prezzi accessibili- oltre che un contributo maggiore da parte dei padri, che dovrebbero poter usufruire di un congedo parentale simile a quello delle madri.
3.
Sono state varate solamente di recente alcune leggi che tutelano le donne nell’ambito di situazioni in cui il sesso femminile é in condizione di maggiore vulnerabilità rispetto al sesso maschile.
È sempre bene sottolineare che, la condizione di cui innanzi, non è certamente una colpa delle donne, nonostante sussista ancora nel cuore di tante la sensazione di inadeguatezza.
Noi non siamo sbagliate: é il sistema che è strutturato secondo un modello maschile.
Esempi di leggi a tutela delle donne sono quelle nell’ambito della violenza domestica, dello stalking e dell’omicidio di genere (ricondotto nella dicitura di “femminicidio”).
In chiusura e in due battute, al fine di salutarci con uno spunto di riflessione propositivo, ma anche accompagnato da strascichi di tristezza, per noi donne e per gli uomini che hanno compreso l’impellenza di un sistema maggiormente equo, osserviamo:
-alle donne è consentito per la prima volta di votare (in occasione del Referendum istituzionale del 2 giugno) nel 1946, quando viene chiesto ai cittadini di scegliere il destino del Paese tra Monarchia e Repubblica;
-solamente nel 1948 con la redazione della Costituzione Italiana, all’art.3, vengono garantiti pari diritti e pari dignità sociale alle donne in ogni campo;
-sembra un paradosso, ma la legge per abolire il cosiddetto “matrimonio riparatore” e il “delitto d’onore” viene varata solo nel 1981! Ciò significa che prima, potenzialmente, uno stupratore poteva sposare la sua vittima, “concedendole” di mantenere una reputazione dignitosa.
Troppo poco tempo è trascorso da quando gli scempi di cui innanzi erano in vigore: è fondamentale mantenere l’attenzione alta, per non tornare indietro e progredire sempre. Io sono nata nel 1983, mia madre e le mie cugine hanno vissuto parte delle loro vite sotto un sistema normativo di tal fatta in auge: questo mi fa letteralmente rabbrividire!

Avv. Scrittrice
Mariateresa Rotola

Verso il Mare


Sui marciapiedi vuoti della stazione del pomeriggio l’aria è immobile come nell’ultimo avamposto di frontiera dell’Impero Austroungarico appena prima del deserto. Laggiù si apre la steppa e la Russia e l’Asia immensa come un sogno infinito che dà le vertigini, mormoravano vecchi contadini che ormai non esistono più, risucchiati chissà dove. Poi è passato un treno quasi per caso, guardandosi intorno smarrito. L’ho preso al volo perché volevo andare verso il mare. Sono sceso su un colle, tra case dipinte di giallo, di rosso e di blu con colori pastello, che mi hanno ricordato i tuoi occhi troppo chiari, troppo fragili, come sospesi tra due mondi. Le foglie che tremavano tra gli alberi erano invece l’enigmatico scintillio del tuo sorriso che conosceva tutte le sfumature tra l’ironia, l’amarezza e la gioia senza mai soffermarsi troppo su nessuna. Eri così bella che quando mi sfioravi tremavo come il vento che fugge nei deserti dei suoi sogni ma poi vuole tornare indietro, tra le foglie di un albero antico. Oltre il piccolo borgo si stendeva un campo sconnesso di ulivi tra le cui ombre risuonava la voce di Aristofane che in un simposio di Atene raccontava che gli esseri umani nei tempi ancestrali nascevano a coppie, con le schiene unite, finché siamo stati divisi con un colpo di spada dall’ira degli dei. Da allora, sentendoci irrimediabilmente incompleti, vaghiamo sulla terra in cerca della nostra metà perduta. Ma poi roviniamo tutto con parole inutili, con occhi freddi, con un colpo di dadi che ci allontana per strade divergenti che non si incontrano più. Scendendo per il colle sono arrivato al mare. L’immenso deserto d’acqua avvolgeva isole dolci come miraggi, come i sogni che ti chiamano dalle profondità della steppa e più vai avanti più loro ridendo si allontanano. Ma adesso tutte le voci e i rumori di mille città, dei mesi e degli anni passati e di tutta la vita gorgogliano tra le onde, si mescolano e infine si sciolgono nella distesa azzurra. Resta solo il profilo sottile del tuo viso, il tuo sorriso indecifrabile e i tuoi capelli biondi che si divertono ancora a ricaderti indomabili sugli occhi così chiari. Giunto al simposio in ritardo come al solito, finalmente Socrate prese la parola per dire che l’amore ha il potere di farci conoscere una bellezza così intensa, così assoluta e così grande da farci dimenticare le miserie quotidiane e insieme a loro la parte peggiore di noi. Chi ha visto almeno una volta la bellezza, per quanto poi si sia perso tra i rumori e le inutili voci delle città, non può far altro che sentirne l’irresistibile richiamo e volersi riavvicinare alla sua purezza e alla sua forza limpida. Così dopo infiniti viaggi, colmo di tutti i miei sbagli, le mie casuali generosità e le mie cicatrici, eccomi di nuovo a cercarti nel luccichio della luce tra le onde increspate. Per farmi abbracciare ancora una volta dal tuo sorriso indecifrabile e dai tuoi lunghi capelli biondi.
Antonio Zifaro

Un cuore

Ho un cuore calmo che a volte si tormenta.

Non si aspetta nulla, convive sotto la tempesta.

Un tempo bruciava, si dimenava, come la lava bollente di un vulcano.

A volte sospira pensando ai vecchi tempi, ma poi si addormenta, pensando a un passato che non gli appartiene più.

Approda in un porto lontano, dove piccole luci gli tengono compagnia.

La notte è lunga, ma il freddo della malinconia lentamente mi porta via.

Una notte fino all’alba

Una notte fino all’alba.
(Racconto ispirato a La dolce vita di Federico Fellini).
Mentre percorro a piedi la lunga strada fino a poche ore fa colma di risate e di volti e di mani che si cercavano, mi accorgo che i ristoranti e i locali spumeggianti di mille luci sembrano svaniti, risucchiati chissà dove, e la lunga fila di palazzi eleganti resta sospesa nell’ombra come il fondale di cartone di un teatro. Nella notte c’è un momento appena prima dell’alba che il buio è più profondo. Soltanto chi ha imparato a navigare oltre la linea del tramonto conosce questa cosa. Per tutti gli altri la notte è sempre lo stesso buio indefinito. Già, cari amici, quanto ci siamo divertiti a saltare in corsa dentro le decappottabili fiammanti, per inseguire i lunghi capelli biondi una ragazza che si perdevano nella scia del vento. Forza, metti in moto, mi hanno detto che ci sarà uno spettacolo da circo imperdibile, acrobati dalle mille braccia, salti mortali, donne bellissime che ballano su danze arabe e avvolgenti. Abbiamo attraversato i continenti e le epoche, per ridere e infine intristirci nei gesti goffi di un clown che non osa confessare il suo amore alla bella fiammiferaia che a sua volta gli racconta del principe azzurro che dovrà tornare un giorno lontano. Nei vicoli di cristallo di Pietroburgo, nelle fontane di Roma. Nell’acqua che brilla sotto il cielo mediterraneo mentre una ragazza ci invita a seguirla, a perderci insieme a lei nei riflessi dei sogni. Poi tutto si dilegua, i suoi capelli biondi si dissolvono insieme ai rombi di luce e ai cristalli del piccolo lago incantato in cui ci siamo immersi per un momento. E adesso mi chiedo se le notti della dolce vita siano mai davvero esistite o siano state soltanto un’illusione. Sono arrivato fino alla spiaggia che adesso si colora dell’azzurro indistinto dell’alba. Compaiono le forme delle dune di sabbia e delle lunghe nuvole bianche. La sagoma esile di una ragazza laggiù, davanti al mare che si distende immenso. Ma perché mi appari così familiare anche se non ricordo più chi sei? E’ così dolce guardarti che mi sembra di averti cercata per tutta la notte. Nei colori sfavillanti dei night club, nelle labbra rosse di mille donne e nel frastuono dei clacson e dei fanali. Come un ricordo ancestrale conficcato in fondo all’anima che vuole essere ritrovato. Ma si, è stato tutto questo la lunga notte della dolce vita, consumarsi il respiro alla ricerca di una purezza perduta, di un viso di ragazza destinato a svanire nell’accendersi del giorno eppure questo momento vale tutta una vita.
Antonio Zifaro