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Abortire tra gli Obiettori

Secondo i dati del 2012, in Italia i ginecologi obiettori di coscienza sono circa 69,6/%. La differenza tra l’aborto volontario e quello terapeutico è sostanziale: il primo è dettato, nella maggioranza dei casi, da un fattore economico dovuto al non poter mantenere economicamente il nascituro, oppure dalla donna che non si sente pronta ad affrontare la gravidanza. Nel secondo caso c’è una legge della costituzione che dice: quando la gravidanza o il parto comportano un grave pericolo di vita per la donna; quando siano accertati processi patologici tra cui quelli relativi a rilevanti patologie o malformazioni del nascituro, che determinano un grave pericolo per la salute psichica e fisica della donna. Laura Fiore con il suo libro: “Abortire tra gli Obiettori” parla della sua esperienza personale con gli Obiettori di coscienza sull’aborto terapeutico, ma non solo…tra le pagine vi sono altre testimonianze di donne che hanno vissuto la medesima esperienza.

Il numero Sette

Considerato sin dall’antichità un simbolo magico e religioso della perfezione, il numero sette rappresenta la globalità, l’universalità e l’equilibrio perfetto: ogni cosa esiste e non vi è cosa che non abbia il suo opposto; indica la pienezza partecipando alla natura fisica e spirituale. Esso è il centro invisibile, spirito e anima e il suo significato, quindi, è da ricercare nella parola “Tutto”. Compare molte volte anche nella Bibbia: il numero che determina il riposo dopo la creazione, i sacramenti, e così via. “Il sette per le sue virtù celate, mantiene nell’essere tutte le cose; esso è dispensatore di vita, di movimento ed è determinante nell’influenzare gli esseri celesti”. ( Ippocrate).

Sono

Sono la tua stella: colei che ti accompagnerà nelle notti più buie.

Sono la notte: amante dei tormenti e signora degli amanti.

Sono la pioggia che lenta ti bagna di pensieri.

Sono il vento che ti culla nelle notti più fredde.

Sono il sole che ti brucia la pelle, ti scaldo, ti accarezzo, fingendo di abbronzarla.

Sono il silenzio, colui che nasconde mille parole.

Sono lenta rugiada che bagna i tuoi occhi spenti.

Sono la terra: madre, sorella, amica, colei che ammazzi giorno per giorno.

La linea rossa dell’alba


Veronica Lake, 1922 – 1973, è stata la più famosa attrice americana degli anni 40 del Novecento, la sua stella sulla Walk of Fame di Los Angeles si trova al n. 6918 di Hollywood Boulevard.
Strano paese l’America, dove le città galleggiano come isole in un mare di sabbia. Tanti anni fa ho attraversato un deserto simile a questo, quando sono arrivata con la mia famiglia a Los Angeles. L’ho amata fin da subito, perché ero giovane e bella e piena di vita. Mi dicevo forza Connie, qualcosa di speciale accadrà! Mia madre mi riempiva di spietate raccomandazioni su come guadagnarmi un posto al sole, ammonendomi che basta un niente per perdere l’occasione e finire i propri giorni in un triste anonimato. Ma nonostante le sue ansie e la mia timidezza e inesperienza sono arrivata ad Hollywood. Non ho mai avuto l’abilità di sapermi vendere e il cinismo di sedurre, ma era scritto nel mio destino che passassi dall’altra parte della telecamera e così mi hanno scelto proprio per questo mio sorriso distaccato e tagliente. La donna magnetica che stiamo cercando sarai tu perché i tuoi occhi hanno la calma freschezza di un lago. Feste, incontri, produttori, lunghe giornate sul set senza un momento di respiro. E tu eri laggiù che mi spiavi, leggermente appoggiato alla porta degli Studios e non riuscivo a capire se facevi parte di noi o se eri semplicemente un bel passante che si affacciava nel regno della cellulosa solo per conoscermi. Mi hai offerto una sigaretta e mi hai invitato a bere, come in un film. Ho tutto un mondo da offrirti, Connie, perché sono innamorato di te. Ti ho creduto, come ci si crede sempre, soprattutto a vent’anni. Ti ho aspettato le sere che facevi tardi e quelle che invece non tornavi affatto. Ho cercato di cucire le ferite delle delusioni con i ricordi dei bei momenti che passavamo insieme. Ma non mi sono mai tirata indietro quando dovevamo litigare, perché volevo essere libera con le mie ingenuità, le mie follie, le mie fughe e la verità dei miei sentimenti. Ti ho detto i miei no come li ho sempre detti a mia madre. Finché ieri sera ti ho gridato in faccia non ho bisogno di un altro personaggio da romanzo innamorato solo di se stesso, che mi offra un amore pieno di limiti e di paure, che per tornare da me abbia bisogno di prendersi i suoi momenti di libertà. Ti ho lanciato la bottiglia di whisky che stringevo tra le dita come nella scena di un mio film e tu hai sbattuto la porta e il sipario è calato. Ma non mi aspettavo poi di sentirmi così immersa in un invalicabile oceano di vuoto.
Le luci della città si riaccendono e io non posso farci niente. Posso solo camminare. A pensarci bene, è quello che ho sempre fatto. Camminare e guardare avanti. Non è stata facile la scuola di recitazione, non è stata facile la vita sul set, piena di incomprensioni e di attese. Scene da girare decine di volte alla ricerca di un particolare sfuggente, di un tono o di uno sguardo da indovinare tra mille. Eppure il miracolo accade, ci sono certe scene in cui riusciamo tutti insieme a far nascere dal nulla la magia di un’emozione profonda, il frammento di un sogno in bianco e nero da portare a casa come una luce nella vita di tutti i giorni. Quella donna dai lunghi capelli biondi che le cadono sugli occhi mi ha inaspettatamente svelato ombre e luci di me stessa che non conoscevo. I suoi sguardi ora incerti ora felici sono stati i miei. Veronica Lake sono io così come sono Connie. No, non avrò paura della linea rossa dell’alba. Saprò impegnarmi ogni giorno in qualcosa e saprò essere concreta per non perdere la libertà di respirare il vento. E chissà in quale modo riuscirò a creare ancora momenti di emozione e di bellezza. La nebbia si dirada, mentre Los Angeles si schiude nella luce fredda del primo mattino. Sorrido. Nessuno potrà mai togliermi a me stessa.
Antonio Zifaro

Una normale pazzia

Ricorda che a volte la follia non rappresenta la pazzia.

Accade che non sempre le tempeste nascondono i fulmini.

Accade che la luna incontri il sole, accade, e non è mai per caso.

Uno spazio non è sempre un vuoto: a volte è soltanto qualcosa che va riempito.

Ascolta il suono del vento, balla sotto la pioggia, accendi la musica e inizia a cantare finché avrai voce.

Ricorda che sei matto solo se smetti di ballare.

Solo con uno sguardo

Sei l’essenza della mia anima, colui che ormeggia i canti divini sopra la mia testa.

Ti guardo, mi guardi, perché nessuno mi guarderà mai come mi guardi tu.

Mi vesto del tuo tempo che mi trascina lentamente, portandomi negli abissi più profondi degli oceani.

Volgi i tuoi sguardi sopra questo letto caldo, dove la nebbia mi addormenta come la tua calda schiena.

Il tempo mi sfugge, ma in un attimo ciò che vedo da lontano il vento se lo porta via.

Ti avvicini, mi stringi, mi trascini con te, perché il mio sogno più grande resta rimanerti accanto.

Come Diventare Artisti

L’arte è come la poesia, discerne senza sosta i margini dell’anima. Il pittore nel dipingere la sua opera crea un ponte tra il dipinto e chi osserva, regalando delle emozioni che sono impossibili da spiegare, ma che arrivano dritti all’anima. Dipingere vuol dire raccontare: per farlo bisogna imparare le tecniche giuste. Ho scoperto su Amazon “Come diventare Artisti” scritto dal pittore Gianni Chiminazzo. L’autore ti guida per mano attraverso le opere dei grandi artisti del passato, accordando pratici suggerimenti a vere e proprie lezioni di pittura. Gianni attraverso la sua esperienza permette di realizzare delle vere opere d’arte, accompagnando per mano il lettore in un mondo senza tempo. Grazie alla sua esperienza il libro è un valido supporto didattico per docenti e studenti, ma soprattutto per chi intende limare le proprie capacità artistiche.

Le Verità di Cristallo

Cosa rende un romanzo unico? Quante volte ce lo siamo chiesti? Secondo alcuni scrittori la risposta è originalità. In questi anni ho letto un sacco di libri di autori emergenti e non: alcuni avevano trame con intercapedini scontatissime, altre mi trasportavano come una Ferrari attraverso luoghi e situazioni che mi sembrava quasi di respirarne i profumi. Nel mercato editoriale esistono tanti libri, ma solo alcuni meritano di essere chiamati romanzi. UN buon libro è una miscela equilibrata di elementi che devono trasportare i lettori nei meandri della storia. Le verità di Cristallo è tutto ciò che il lettore vuole da un romanzo: suspense, passione, sentimento. La penna di A.D.Viga non delude mai! Ritroviamo una delle torri della regina del suspense romance: Jonas Blames, personaggio già noto in Come Back, in una veste nuova, emozionante, con tanti colpi di scena dove il lettore viene coinvolto a trecento sessanta gradi. Jonas è pronto a cambiare la sua vita per amore di Crystal, ma il passato è sempre in agguato, pronto a presentare i conti in sospeso. Ma non voglio svelarvi altro, il vostro biglietto si chiama Amazon, mentre la vostra meta è Le verità di Cristallo.

Un caffè per la vittima

Il mondo della letteratura, come quello della musica, è fatto di generi diversi: horror, rosa, fantasy, gialli, ecc. Nel panorama musicale non passeranno mai di moda il rock e la musica leggera. Questa discorso vale anche per i romanzi: sovrani degli scaffali sono il rosa e i romanzi gialli. Durante l’estate ero alla ricerca di un romanzo dalle tinte scure ma che avesse quel tocco in più. Ho sfogliato vari volumi in libreria, ma non ho trovato nulla che catturasse la mia attenzione. Qualche giorno dopo, la mia amica Rosanna mi convince ad accompagnarla alla presentazione di un libro in un castello. L’originalità dell’autrice nel scegliere le location delle sue presentazioni è a dir poco geniale, mi colpisce sin da subito con la sua spontaneità e originalità. Pamela Luidelli sa come catturare l’attenzione dei suoi lettori e lo fa con uno stile unico, attento, trascinandoli con garbo negli intrecci letterari. La protagonista del suo libro è Beatrice, la ragazza della porta accanto, che decide di chiudere con il passato cambiando tutto della sua vita, partendo proprio dalla sua città. Lascerà Roma per andare a vivere in un paesino di cinquemila anime sul Lago Maggiore, dove acquisterà un bar chiuso da tempo. La vita in paese scorre tranquilla fino a quando Rosa,una delle studentesse del bar, viene trovata morta in un bosco di proprietà del conte del castello. Tra mille peripezie partiranno intrecci dai sapori ironici, conditi da un’elegante stile poliziesco che cattura subito il lettore.

L’urlo del silenzio

L’urlo del silenzio è più forte di quello del vento.

Accarezza le foglie spazzando via incertezze e amarezze, riportandoti sulla retta via.

Ti avvolge, ti bacia, ti illude, perché lui solo ti abbraccia e sconfina.

L’urlo del silenzio lo ascolti come una canzone: ti mette allegria, ma anche tanta malinconia.

L’urlo del silenzio è la voce di una madre.

L’urlo del silenzio lo senti in riva al mare, lo temi, ti emoziona, ti fa paura.

L’urlo del silenzio sono le verità non dette: quelle che vorresti dimenticare, urlare, spazzare via dalla tua testa e che invece sono lì pronte a colpirti come un nemico vigliacco.